…quella forza che viene da dentro...
Dietro casa mia c’era un cortile. Una striscia di terra di una quindicina di metri per cinque dove avevo piantato due pali di platano con dei chiodi da 10 alla distanza di 5 in 5 centimetri. Fatta una buca con il badile e presa una canna di bamboo piccola come asticella ed una più grande come asta mi divertivo a saltare al di là.
Era il 1968 e avevo 11 anni.
Un giorno venne Giordano che mi vide e mi chiese se volevo fare Atletica. Era settembre del 1969.
Molto tempo dopo mi resi conto che in quel giornoio ero già dell’Atletica. L’anno precedente infatti, vidi su una TV in bianco e nero tutta sfocata Bob Beamon saltare 8,90 ai Giochi Olimpici di Città del Messico e vidi tanti altri atleti gareggiare in modo splendido. Vidi Gentile ed Ottoz piazzarsi al terzo posto nel triplo e sui 110hs. Vidi Dick Fosbury saltare in alto e vincere con il suo nuovo stile che avrebbe cambiato per sempre la specialità e così mi innamorai dell’Atletica Leggera.
Poi Giordano mi chiese di far parte del direttivo dell’Atletica Bovolone. Accettai con entusiasmo e da subito mi portò alle riunioni di una Società di Verona per la quale, noi ragazzi e ragazze, gareggiavamo a partire dalla categoria Allievi: l’Arena CSI ASCI Verona. E dopo un po’, appena presi la patente, rimasi da solo ad andare a queste riunioni, come rappresentante della nostra squadra. Era il 1976.
Visti i miei risultati molto modesti e le necessità della società, cominciai a fare il tecnico. Passarono altri 6 anni e fui chiamato, a soli 25 anni, a fare il presidente della società: accettai, anche se molto a malincuore. In quella
stagione ci furono 68 atleti tesserati e Gianluca Lanza, correndo i 400 metri in 52”3 fu eletto Atleta dell’Anno.
Era il 1982.
L’anno seguente ritornai al mio ruolo naturale, quello del tecnico, sul campo insieme agli atleti. Nel 1984 ho
acquisito la quali. ca di “Tecnico Allenatore” con un corso al centro federale di FORMIA. E così sono arrivato
. no ad oggi allenando moltissimi ragazzi e ragazze, ricevendo in cambio una incredibile quantità di SPERIENZE
sportive e umane: la maggior parte piacevoli, ma ho anche sofferto molto nel vedere talenti che non avevano voglia di cogliere questa occasione di praticare l’Atletica ottenendo dei risultati di livello nazionale: i loro interessi erano altri! Peccato, questa è la vita.
Nel frattempo molte cose sono cambiate: il CSI ASCI Verona si è fuso con la I.C. Bentegodi, in cui sono entrato
come consigliere e come tecnico. L’Atletica Bovolone è profondamente mutata con quasi 200 tesserati ogni anno e una grande quantità di attività e di persone che lavorano insieme.
Da qualche tempo, però, mi stanno accadendo cose strane: nel 2002 mi è stato assegnato dal Comitato Regionale Veneto il “Premio Pennacchioni” quale dirigente dell’anno. Assai evidente in questo premio l’intenzione da parte del comitato di ringraziare non il singolo, ma la società che da molti anni contribuisce in modo importante all’attività atletica del Veneto. Arriva il 2004 e il Comitato Regionale mi ha chiamato perché potessi dare il mio contributo di idee e di operosità quando è stato il momento di rinnovarsi. Ho “dovuto” rinunciare a tale proposta ma ho accettato di mettermi in lista come delegato per eleggere il nuovo Consiglio Nazionale della FIDAL. Un po’ a sorpresa sono stato eletto e sono andato a Chianciano Terme (LU) per vivere con entusiasmo questa nuova esperienza. Ho conosciuto persone simpatiche e disponibili e mi sono divertito molto. Tornato a casa mi trovo una lettera del presidente uscente Gianni Gola. Una lettera datata 19 novembre 2004, uno degli ultimi giorni della sua presidenza, che tra le altre cose dice: “ Caro Mantovani, sono veramente lieto di comunicarle che il Consiglio Federale .... ha deliberato di assegnarle la QUERCIA D’ORO di 1° grado al
Merito Atletico. Questa onori. cenza intende premiare l’impegno e la dedizione con i quali ha operato nel corso
di tanti anni ..... La ringrazio molto per il suo prezioso contributo. In. niti auguri e tanta cordialità. Gianni Gola.”
Era il 27 novembre 2004.
Adesso che cosa posso dire davanti ad un Presidente Nazionale che mi ringrazia? Cosa posso pensare di questa situazione?
Posso dire che è molto importante che la nostra squadra abbia saputo e potuto “produrre” una persona che è
arrivata a dare un contributo importante di continuità e di qualità alla Federazione di Atletica. Ancora una volta
posso dire che io sono solo la punta di un grande iceberg composto da tante persone che lavorano con serietà e
umiltà.
Ora però si apre un nuovo orizzonte e tanti dubbi nella mia testa: cosa farò in futuro per l’Atletica? Non mi ha mai neanche s. orato l’idea di poter fare qualcosa di diverso da quello che sto facendo nella mia società. Ma
la tentazione è forte. Però non posso, non posso e non voglio abbandonare “il campo”. Lì è la mia vita; lì ci
sono i ragazzi di cui ho bisogno. Starei veramente male senza di loro. Mi dispiace caro Presidente Regionale
Paolo Valente, mi dispiace caro amico e maestro Lucio Todini. Una delle componenti fondamentali del mio essere dell’Atletica verrebbe a mancare ed io non posso, almeno per ora, rinunciarvi, rischierei di naufragare e di abbandonare tutto.
di Giorgio Mantovani