... e fermiamoci a

PENSARE

di Gianni Segala

 

Ci siamo ritrovati a Fontanafredda (Valeggio) dopo 14 anni. Nel lontano ‘92 eravamo stati là per guardarci dentro e scoprire quali erano le nostre motivazioni nel fare atletica e quali le motivazioni dei ragazzi nel praticarla. Ci siamo ritrovati quest’anno per rifarci le stesse domande. Sì, come per allenarsi occorre ripetere lo stesso gesto più volte per raggiungere risultati migliori, anche per guidare una società sportiva (ma non solo) bisogna pensare che strada prendere, che scelte e proposte fare: e per far questo ci vuole il coraggio di fermarsi. Fermarsi a pensare può dare la sensazione che quello che si è fatto fi nora non è andato bene, almeno non del tutto. Quindi per fermarsi a rifl ettere serve una discreta dose di umiltà: non è sempre facile. Poi, quando ti fermi e ti apri, dici perché fai le cose, ci rifl etti sopra, ti confronti serenamente con gli altri, poi… ti senti meglio. Questo perché hai condiviso prima il disagio di non sapere come muoverti e poi hai progettato le possibili soluzioni. In tale occasione abbiamo avvertito la necessità di ricompattare la società nel suo insieme. Abbiamo percepito una sorta di slegamento tra dirigenti, allenatori e atleti. Si sta rischiando di delegare solo gli allenatori a “fare”, senza “vivere” insieme a loro l’esperienza. Se lasciamo che le cose vadano come stanno andando rischiamo di non essere più protagonisti di quello che vogliamo fare ma di lasciarci trascinare da eventi, mode, consuetudini; senza porci domande, senza un progetto chiaro! Qual è questo progetto chiaro? L’abbiamo ripreso dal nostro statuto: “Scopo dell’Associazione è la formazione fi sica e morale dei giovani attraverso gli allenamenti, la preparazione e la partecipazione a gare sportive di atletica leggera. Anche l’organizzazione o la partecipazione ad attività extrasportive sarà fi nalizzata al raggiungimento dello scopo sociale”. Per raggiungere lo scopo sociale non possiamo prescindere dai Soggetti in gioco: i ragazzi, la famiglia, gli allenatori e i dirigenti. I ragazzi e le ragazze: proporre attività che permettano loro di vivere momenti che favoriscono l’unione del gruppo e che valorizzano ognuno di loro. Abbiamo pensato a uno stage per rinforzare il senso di appartenenza al gruppo. La famiglia: se proponiamo una attività sportiva che verte sulla crescita globale del ragazzo non possiamo prescindere dalla famiglia; quindi la proposta va condivisa con questa. Da ciò è nata l’idea di parlare a tutte le famiglie dei nostri ragazzi programmando incontri per ogni categoria. Per conoscersi reciprocamente, per presentare obiettivi e progetti. Per entrare in sintonia, ascoltare e condividere problematiche. Gli allenatori e i dirigenti: avere chiaro che l’attenzione all’atleta, partendo dall’ultimo, è un fondamento imprescindibile. Si concretizza facendo sì che tutti si sentano considerati per i talenti che hanno, pochi o tanti che siano. Che durante le gare e gli allenamenti respirino aria di divertimento, rispetto, solidarietà e condivisione. Che si sentano importanti per quello che fanno. Certo, partecipando si vive meglio la società sportiva, ma abbiamo anche parlato della necessità di rapportarci l’un l’altro con modalità opportune: abbiamo parlato di comprensione. Per comprendere occorre ascoltare l’altro e si comprende bene se riusciamo a cogliere il punto di vista dell’altro. Se riusciremo a farlo sarà più facile comunicare tra di noi e raggiungeremo senz’altro obiettivi ancora più grandi. Proviamoci, sarà anche più bello.