CI CONOSCIAMO PER
TELEFONO E SMS?
di Giorgio Mantovani
A
rriva un SMS sul cellulare: ”oggi nn pss venire ad all nn mi sento bn ciao”, oppure: “vado all prima xché ho impgn pizza classe”. Oppure arrivano chiamate. ”Questa sera vengo tardi alla riunione sono impegnato…”, e ancora: ”Prova a chiamare quell’allenatore se è disponibile per gli Esordienti…”, ecc… La velocità della vita quotidiana è aumentata a dismisura. Facciamo milioni di cose e non abbiamo più tempo per fare niente. In questo contesto il cellulare è il potente mezzo tecnologico che risolve tutti i nostri problemi, dandoci la possibilità di risparmiare tempo e denaro. Ma non ci vediamo più, non ci guardiamo più in faccia. Siamo amici, fidanzati, mariti, atleti per telefono. Alleniamo per telefono. Il bello è che per telefono siamo molto loquaci salvo poi, quando ci si vede, non aver più nulla o poco da dire. Ho alcuni atleti che fanno l’università. Stanno tutta la settimana in altre città e li vedo solo il venerdì o il sabato. Loro hanno un foglio su cui c’è scritto cosa fare come allenamento, a volte mi chiedono cose con un messaggio e io do le risposte. Ma non li vedo più, non sento il loro stato d’animo, le loro paure, i loro respiri, i loro odori che mi danno lo stimolo, la gioia e, a volte, anche la contrarietà nell’allenarli e nello starci insieme. E questo sta succedendo anche con molti dei componenti il direttivo che sento per telefono assai più spesso di quanto non li veda. E per vedersi intendo anche stare insieme a discutere di “niente” e bere una birra in allegria. Sto perdendo l’abitudine a quel sano scambio di opinioni con loro su molte cose della vita, compreso lo sport. Questo mi dà un senso di tristezza e di impotenza per cercare di cambiare ciò che non mi piace e che toglie anche l’entusiasmo nel proseguire ad occuparmi di Atletica. E’ vero, dovrei adeguarmi ai “tempi moderni”, perché non sarà possibile tornare indietro: o si sta al passo con i tempi o si è destinati a diventare obsoleti. Ma allora che fare? Bisogna forse conformarsi alle proposte fatte dalla società? Io penso proprio di no! Anzi, dico che bisogna combattere questo stato di cose che contribuisce al degrado continuo nei rapporti sociali tra cittadini. Forse comincio ad avere un’età (maturità?) in cui mi è sempre più difficile inquadrare come positivi alcuni dei cambiamenti tecnologici, ma se questi vanno addirittura ad incidere sui rapporti umani non ci sto. Al gruppo di atleti che alleno io vorrei dire che anche quest’anno ci siamo divertiti molto e questo grazie a voi e alla vostra disponibilità. Qualcuno si è un po’ perso per le molte difficoltà quotidiane che la vita gli impone. Ma questo fa parte del gioco di atleti che non sono campioni e che prima di tutto devono pensare al proprio futuro di studenti, o lavoratori, o alla propria famiglia. Una menzione particolare vorrei farla ad un atleta che non alleno, se non qualche volta per gli ostacoli: si tratta di Federico Fiorini. La sua vitalità, disponibilità ed allegria nel praticare l’Atletica, nonostante abbia la non trascurabile difficoltà di allenarsi spesso da solo, mi hanno dato nuova linfa per frequentare il campo. E’ per lui ed altri bravi ragazzi e ragazze che riesco ancora ad emozionarmi alle gare di Atletica, anche addirittura alle gare sociali, dove il risultato non ha alcun senso se non per le sfide “all’ultimo sangue” che c’è tra di loro. Per finire, un pensiero gioioso per un nuovo “figlio dell’atletica”, anzi una figlia, Linda, nata in ottobre, ma concepita negli anni ‘90 sui campi di allenamento e di gara da due ragazzi che ho avuto l’onore di allenare: Milena e Antonio. Ed altri ragazzi e ragazze si sono conosciuti nello stesso modo ed oggi hanno una famiglia. Anche questa è stata, è e sarà l’Atletica Bovolone. L’augurio è che possa essere per tutti, atleti, dirigenti, genitori vecchi e nuovi, una stagione da ricordare…