Famiglia, lavoro, atletica:
la Tua vita.
di Ilario
I
n due mesi ho perso due grandi amici da considerare per certi aspetti come due fratelli, tutti e due con la passione per la corsa. Sì, caro Sandro, specialmente tu che sei stato il mio rivale, il mio compagno di allenamento, ma prima ancora compagno di giochi al campetto, quel triangolo d’erba famoso per noi ragazzi delle Crosare, dove ci trovavamo insieme con i nostri fratelli, sorelle, amici a giocare e ridere senza pensieri. Ma nella vita si sa, vuoi per la scuola, per il lavoro o per altri motivi ci si perde di vista; tuttavia la nostra passione per il correre ci ha sempre fatti ritrovare. Ti ricordi le nostre sfi de? Ogni sera quasi una gara a chi arrivava per primo sul campo e poi dirci «Oggi mi sono allenato due minuti più di te». Le nostre gare domenicali: alzarci presto la mattina con qualsiasi tempo e dare il massimo di noi. Ricordi gli allenamenti su e giù per le colline di Verona o nel traffi co della città? Quando Camillo si attaccò ad un motocarro durante una salita ed avendo paura di cadere non riusciva più a staccarsi? O quando ai Regionali di Padova, correndo i 3000 siepi, caddi in acqua, dovendo fare due bracciate per uscire e riprendere a correre, con Graziano che mi fotografava. Quanti episodi ricordo, perché gli anni passati insieme sono tanti, anche nel tempo libero, quando la domenica pomeriggio registravamo i nostri cantautori preferiti che poi ascoltavamo sullo stereo della tua 127 bordò. Quella gita sulla neve, e da tanto che si scivolava, tu guidavi e io fuori spingevo la macchina cercando di tenerla in carreggiata. Sono partito poi per la naia e tu, accompagnandomi alla stazione per farmi coraggio mi dicesti: «MOTE- PASSA». Quell’estate, quando in ferie con le nostre famiglie, io in un luogo, tu in un altro, durante il nostro consueto allenamento quotidiano ci siamo ritrovati sulla stessa strada. Dunque, lontani dalle nostre case, ma con la nostra passione che ci ha uniti di nuovo. Un giorno stavamo correndo sulla nostra pista in “cugolite”, vediamo uno che faceva le ripetute sui 1000 metri in maniera un po’ strana, ci avviciniamo per presentarci: era Adriano. Sì caro Sandro, proprio Adriano Pizzini che diventò un tutt’uno con noi. Passano altri anni, arrivano altri amici che hanno la nostra passione. Ad un certo punto correre in provincia ti stava stretto e da pioniere hai cominciato a gareggiare nelle province limitrofe, coinvolgendo anche noi, così da conoscere altri amici. I tanti che ti hanno accompagnato quel giorno che non dimenticherò mai. All’inizio del tuo ultimo ricovero è successo un fatto che mi ha fatto capire il nostro legame che non era solo sportivo ma anche umano e, venendoti a trovare, anche Antonella confermò il mio pensiero: che anche per te era così. Ti ricorderò sempre come la persona caparbia e tenace che eri e ti porterò sempre nel cuore. Ciao Sandro.P.S. Pensa ha chiamato anche il DECRE ed era molto sconsolato perché non sapeva niente della tua grave malattia.
N
ei spazi infiniti del cielo è là che noi ti vediamo la tua figura si muove così grande com’era la tua voglia di fare La tua corsa così potente da non aver paura di niente Partivi a bassa e lasciavi indietro tutta la massa ogni corsa una vittoria anche se correvi solo per la gloria E i nostri allenamenti a volte anche in salita ti voltavi e ci dicevi “Forza che è finita” Moglie e figli? che non eri mai stanco a donar il tuo tempo a chi ne aveva bisogno Noi ti preghiamo caro Gesù anche se Alessandro non è quaggiù fa che vegli su tutti noi e specialmente sulla moglie e i figli suoi.Ilario